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La Chiesa

Parlando dei monasteri sorti a Guarcino nelle diverse epoche è stato notato come la loro nascita qui è stata favorita anche dalla natura del luogo fatto di montagne, grotte, boschi ricchi di acque come la vicina Subiaco e pertanto condizioni idonee ad ospitare spiriti schivi dal rumore del mondo e desiderosi di silenzio, spiritualità, preghiera. Tra i diversi monasteri di Guarcino quello di S. Luca fu di sicura obbedienza benedettina. Si tratta, di un vasto fabbricato a picco sul fiume, con ampio piazzale retrostante cinto da claustri scoperti, con una sorgente in mezzo ad un cortile che girava intorno al convento. La costruzione, è a pianta rettangolare ed è interamente edificata in pietra viva, con grossi massi per lo più squadrati, estratti dalle montagne circostanti. L’insieme è piuttosto massiccio, la chiesa è snellita da eleganti bifore e trifore; l’interno, ad unica navata, ha quella severa e mistica atmosfera, propria delle costruzioni religiose dell’alto medioevo.
Sull’origine di questo Monastero si hanno opinioni diverse. Una prima opinione farebbe risalire la prima costruzione al tempo stesso di S. Benedetto, il quale, secondo quanto raccontano i suoi storici, si diede a diffondere la sua regola per prima tra gli anacoreti esistenti nei dintorni di Subiaco, dove poi sorsero dodici conventi.

L’origine della costruzione, secondo questi autori risalirebbe a tale periodo e precisamente tra il 520-528 d.C. La stessa denominazione di S. Luca, essi aggiungono, deporrebbe a vantaggio della loro tesi, perché essendo gli anacoreti ivi esistenti d’ origine piuttosto orientale, si sarebbe optato per una denominazione orientale, mentre una costruzione posteriore avrebbe favorito facilmente una denominazione di un santo benedettino. Anche il tipo della costruzione con le sovrastrutture posteriore, secondo questa tesi richiamerebbe la badia di Alatri, dove certamente si sarebbe fermato S. Benedetto nel suo viaggio da Subiaco a Montecassino.

Una seconda opinione colloca la costruzione del Monastero tra il IX-X secolo. Questa tesi si rifà ad uno studio che è stato fatto sui monasteri di S. Agnello e di S. Luca in occasione del XV centenario di S. Benedetto per opera della soprintendenza ai monumenti. La chiesa di S. Luca annessa all’omonimo Monastero presenta una tipica tecnica di costruzione. La volta a botte in pietra e alcuni fregi ornamentali, fanno ritenere, secondo questa tesi, di essere di fronte ad un edificio che per l’ampiezza e l’austerità, potrebbe collocarsi prima del periodo di maggior splendore di Subiaco e di Montecassino. La tradizione popolare più antica si rifà alla tesi dell’origine del Monastero di S. Luca fin dal tempo di S. Benedetto. Il declino della comunità maschile non segnò la fine del monastero di S. Luca: presto avrà una rinascita e conoscerà una notorietà per opera delle suore benedettine, che lo presero in consegna, instaurando un’abbazia femminile. Nel 1256 le monache benedettine di Alatri chiesero al vescovo Giovanni la concessione del monastero di S. Luca rimasto ormai vuoto. Il vescovo accolse la richiesta, gesto confermato dal Papa Alessandro IV con la bolla del 19 gennaio 1257. Nel mese successivo le suore entrarono in possesso del monastero. Fu un evento di rilievo per il convento: per opera delle suore fu curata la documentazione di tutti gli avvenimenti sia del monastero come delle terre circostanti. Le monache che vi entrarono avevano un certo grado di cultura, perché appartenenti a famiglie altolocate più antichi ed illustri del patriziato romano ed anche di altre regioni. Con la venuta nel governo della diocesi (1583) del vescovo Fra Ignazio Danti da Perugina, onde rendere più accessibile il luogo di abitazione delle suore ed avviare anche per tutte le suore un nuovo processo di rinnovamento, si pensò di eliminare i due monasteri di Alatri e di Guarcino per sostituirli con uno nuovo. Il popolo guarcinese, temendo di vedersi allontanare le suore chiese ed ottenne (1587) che le suore, si trasferissero nel monastero di S. Angelo all’interno di Guarcino.

Nel 1587 il trasferimento delle monache nel convento di S. Angelo, viene osservato giustamente, questo evento, non segnò la decadenza del monastero di S. Luca che continuò ad essere abitato ed arricchito nel patrimonio fino alla Repubblica Romana (1798-1799), quando le monache tornarono a ritirarsi insieme con religiose di altri ordini venute da Fiuggi e da Ferentino, che in un primo momento avevano pensato di rifugiarsi nel convento di S. Agnello essendo più inaccessibile. Alcune vicende si verificarono durante la Rivoluzione Francese: scontri, saccheggiamenti, tra questi al monastero di S. Luca furono tolti il busto di S. Benedetto, ostensori, calici, boccali, navicella, incensiere d’argento, il tutto per un peso di 85 libre. Inoltre il ricco paliotto con le figure di S. Benedetto e S. Scolastica, pregevole non meno per la materia che per l’arte.
Questi fatti portarono al declino del monastero. Il popolo di Guarcino, nella cui storia e nella cui cultura S. Luca costituiva un elemento fattore di rilievo, non si rassegnò al definitivo declino del monastero. Essendo stato questo venduto nel 1809 a Claudio Milani ed essendosi ridottosi, ad un insieme di ruderi, gli amministratori ed il popolo di Guarcino, dopo un dono che la famiglia Milani aveva fatto ai cappuccini, decisero nel 1857, di restaurare il convento vicino al paese, onde la gente potesse beneficiare più utilmente della loro presenza. Per questo si approfittò della donazione di un terreno da parte della famiglia De Ceseris, dove fu costruito il convento che ospitò i cappuccini.
S. Luca fu, per tanto, restituito ai Milani i quali nel 1872 l’affittarono, per uso cartiera, per prima a Stefano Piccardo e successivamente, per lo stesso uso alla società delle Cartiere di Guarcino. Fu poi venduto alla famiglia Imperi nelle cui mani il convento finì in un completo abbandono.
Nel 1947 la proprietà del monastero passò alla famiglia Creti: risorgono sogni di rinascita. Ad un componente di questa famiglia, Mario, spetta il merito di avere studiato la storia del monastero e di averlo parzialmente restaurato.
La vera rinascita di S. Luca è una realtà e la si deve tutta all’intuizione geniale del servo di Dio Don Umberto Terenzi e all’opera umile, generosa e paziente delle suore “Figlie della Madonna del Divino Amore”, valenti realizzatrici di quanto era nei sogni del loro fondatore.
Negli anni 1960 la proprietà passò nelle mani di Don Umberto Terenzi, un uomo che aveva ereditato dalla sua gente ernica, quel profondo spirito religioso che un tempo aveva creato S. Luca, ed ora con quello stesso spirito lo farà rinascere adeguandolo alle esigenze dei tempi nuovi.
L’acquisto a nome di suor Maria Elena Pieri, una delle prime religiose che lo hanno seguito e che, con la sua fedeltà a sostegno di molte delle sue opere, avvenne il 02.07.1962.  Il decreto autorizzato dal Presidente della Repubblica fu emesso in data 14 settembre 1983, e il 20 ottobre dello stesso anno si procedette all’atto di proprietà a pro della Congregazione delle Figlie della Madonna del Divino Amore. Suor Maria Luigia Aguzzi in qualità di legale rappresentante della Congregazione accettò tale donazione allo scopo,di realizzare i fini propri della Congregazione, ossia opere di apostolato e di assistenza religiosa.

Don Umberto Terenzi ci lascia questa eredità:
“Ho voluto questa casa, affinché sia un luogo di ritiri, di meditazione e di riposo dell’anima e per gli esercizi spirituali”.
Si legge in una lapide posta all’ingresso del convento, di qui la nuova denominazione “Casa di Preghiera S. Luca”.

 

La Casa di Preghiera S. Luca ha ufficialmente aperta in modo continuo la sua attività nel 1992, però la prima utilizzazione di Guarcino da parte di don Umberto Terenzi risale agli anni 1950, nel periodo estivo, vi accompagnava i suoi seminaristi.  Così don Umberto in una sua lettera all’inizio delle attività di un’estate del 1972: “Apriamo anche questo anno le porte e del cuore di S. Luca a tutti quelli che, apprezzando il silenzio e la pace di questo luogo remoto, verranno qui in questa stagione estiva a ritemprarsi d’anima e di corpo, gustando l’ospitalità serena delle Figlie della Madonna del Divino Amore”.
Tante le finalità che si perseguono nella casa di Preghiera S. Luca. Amorevolmente gestita dalle suore, si deve per prima notare un beneficio spirituale e anche di natura fisica: il respiro di un ambiente sereno, tranquillo e sano, dove l’acqua e l’aria di S. Luca sono veramente portentose.

 

"...Questa casa l'ho voluta per gli Esercizi Spirituali. Sia un luogo di ritiri, di meditazione e di riposo degli animi..."

Curano l'accoglienza in modo accurato e familiare, concedendo ampio spazio alle iniziative spirituali programmate dal gruppo.

La Casa di preghiera San Luca è aperta tutto l'anno. Ospita gruppi per ritiri, esercizi spirituali, giornate di studio, convegni, convivenze.

Antico Monastero Benedettino (sec.XII), testimonianza di vita claustrale di tempi remoti, immerso nel verde della Val Cosa, restaurato nella sua bellezza austera come Casa di Preghiera